In diretta streaming: Péguy nostro (in)contemporaneo? – Secondo incontro: Oltre la scristianizzazione

Nel mese di febbraio 2021, l’Associazione De Gasperi di Legnano insieme al Centro culturale Massimiliano Kolbe organizzano due incontri online dedicati a Charles Péguy, in occasione della pubblicazione dell’antologia di scritti di Péguy: Il fazzoletto di Véronique. Antologia della prosa. (Ed. Cantagalli 2020). I testi di Péguy raccolti nel volume sono stati tradotti da Antonio Tombolini, e il libro ha una prefazione di Julián Carrón.

PÉGUY NOSTRO (IN)CONTEMPORANEO?
Secondo incontro
Venerdì 26 febbraio 2021 alle ore 21:

Oltre la scristianizzazione

Interverranno:
Mauro Giuseppe Lepori
Abate generale dell’Ordine Cistercense

René Roux
Rettore della facoltà di Teologia di Lugano

In diretta streaming: Péguy nostro (in)contemporaneo? – Primo incontro: Quale rapporto tra io e collettività?

Nel mese di febbraio 2021, l’Associazione De Gasperi di Legnano insieme al Centro culturale Massimiliano Kolbe organizzano due incontri online dedicati a Charles Péguy, in occasione della pubblicazione dell’antologia di scritti di Péguy: Il fazzoletto di Véronique. Antologia della prosa. (Ed. Cantagalli 2020). I testi di Péguy raccolti nel volume sono stati tradotti da Antonio Tombolini, e il libro ha una prefazione di Julián Carrón.

PÉGUY NOSTRO (IN)CONTEMPORANEO?
Primo incontro
Mercoledì 3 febbraio 2021 alle ore 21:

Quale rapporto tra io e collettività?

Interverranno:
Vincenzo Pacillo
Professore ordinario di Diritto Canonico, Università di Modena e Reggio Emilia
e
Thomas Casadei
Professore associato di Filosofia del Diritto, Università di Modena e Reggio Emilia

Da legnanonews.com – Il cammino, da esperienza personale a riflessione collettiva

Leggi la sintesi della conversazione online tra il vicedirettore del Corriere Polito e il presidente del Meeting di Rimini Scholz pubblicata da legnanonews.com che ha ritrasmesso il segnale della diretta streaming.

Una serata dedicata al significato del cammino, all’impatto che un semplice gesto come il camminare possa incidere nell’animo.

Questo è stato il succo dell’incontro serale di martedì 26 gennaio, organizzato dal Centro Culturale Massimiliano Kolbe di Varese e dall’Associazione De Gasperi di Legnano, che è stato possibile vedere anche dalle pagine facebook di Varesenews e di Legnanonews.

L’incontro, intitolato “Le regole del cammino – In viaggio verso il tempo che ci attende”, è tratto dal titolo del libro di Antonio Polito che è stato uno dei due ospiti della serata: «Un libro nato da una esigenza fisica, quella di camminare – ha spiegato Polito – il mio cammino è cominciato alla fine del primo lockdown, si arrivava da mesi di clausura dove non si stava mai all’aria aperta. A me piaceva camminare ma non avevo mai fatto un cammino con una meta, a tappe. E questa è stata la prima sensazione nuova che ho provato, e quella più importante non solo per me, ma come valore generale. Per questo mi sono messo a scrivere: per cercare di passare dall’esperienza personale a una riflessione collettiva».

……

LEGGI QUI L’ARTICOLO COMPLETO

In diretta: LE REGOLE DEL CAMMINO – In viaggio verso il tempo che ci attende

Un incontro – dialogo con:
Antonio Polito
Vicedirettore del Corriere della Sera e autore del libro
Bernhard Scholz
Presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli

Modera la serata:
Enrico Castelli, giornalista.

MARTEDÌ 26 GENNAIO 2021 ore 21:00
In diretta streaming su YouTube e Facebook dell’associazione De Gasperi di Legnano e del centro culturale Kolbe di Varese.
Inoltre la diretta sarà trasmessa sui giornali online varesenews.it e legnanonews.com

Ricordo di Achille Fumagalli

Con questo scritto vogliamo ricordare il nostro caro Achille, marito e padre sempre premuroso, sia con i familiari sia con tutti quelli che gli hanno chiesto negli anni disponibilità e aiuto.

C’è una frase pronunciata da Don Giussani davanti al Papa Giovanni Paolo II, citando Dionigi l’Areopagita, che sintetizza in poche parole com’era Achille: “Nella semplicità del mio cuore lietamente ti ho dato tutto”.

Achille ha sempre cercato, nella semplicità di cuore e senza troppo rumore, di essere disponibile con tutti, mettendo le sue capacità intellettive e fisiche a servizio di chi lo chiamava, anche dopo che un Ictus nel 2017 aveva ridotto la sua manualità fine. La frase ricorrente che diceva era “Io devo andare!”. Anche la mattina in cui è mancato aveva detto lo stesso, prima di uscire di casa per delle commissioni familiari.

Nella sua vita terrena le esperienze di volontariato – o meglio “le sue passioni”, perché erano risposte accorate ai bisogni del prossimo – sono state molte numerose. Qui citiamo quelle più significative.

In gioventù aveva collaborato con il settimanale cattolico “Luce” scrivendo sulla pagina di Legnano. Questa sua attitudine l’ha sempre portato a essere molto preciso nelle comunicazioni scritte, anche nella vita familiare, e a pretendere che dovessero essere scritte con un ottimo italiano.

Nel 1984, trasferito da Legnano a Castellanza con la famiglia, si era pian piano inserito nelle attività parrocchiali della comunità di San Giulio. La sua partecipazione è diventata molto intensa dopo la pensione arrivata presto, a 58 anni. Più del 50% del suo tempo giornaliero era dedicato al volontariato. 

Quando il comune di Castellanza anni fa aveva richiesto dei volontari per portare una bambina tetraplegica di famiglia non italiana all’AIAS di Busto Arsizio, Achille aveva risposto subito “sì”. Nessun altro si era dato disponibile e quella bambina non avrebbe potuto contare sui piccoli miglioramenti fisico-motori che ne sono poi conseguiti. Achille, due volte la settimana, con un autista incaricato dal Comune, andava a prenderla a casa, portandola in braccio su e giù per le scale, nonostante dicesse che fosse molto pesante, per poi raggiungere il centro riabilitativo e riportarla indietro.

Altre esperienze significative a Legnano sono state l’attività svolta presso la Casa di Accoglienza, che dava ospitalità ai parenti di coloro che erano ospedalizzati nel Legnanese, quella de “Il Cantiere” per aiutare nello studio i ragazzi delle scuole superiori e l’adesione, fin dalla sua fondazione, all’ Associazione De Gasperi, tutt’ora in piena attività.

Non era mai mancato alle iniziative annuali della Colletta Alimentare e del Banco Farmaceutico.

Da diversi anni a Castellanza faceva parte del gruppo Caritas, attivo in particolare nel “Centro di Ascolto”. 

Era anche socio fondatore e segretario dell’Associazione “La Mensa del Padre Nostro Onlus”, gestiva i bandi per i finanziamenti e le comunicazioni con tutti i volontari, stendeva e presentava agli incontri relazioni e grafici sull’andamento delle attività. Inizialmente, oltre ad essere segretario, si era impegnato anche come volontario per ritirare il pane dai negozi una volta alla settimana. 

Inoltre faceva parte del gruppo “Amici del Teatro” di via Dante. Era coinvolto durante tutto l’anno nei diversi turni, apriva la cassa e registrava la segreteria telefonica che ancora adesso risponde con la sua voce con un messaggio registrato qualche giorno prima di morire. Recentemente, con gli altri volontari aveva dovuto seguire il corso Antincendio con anche simulazioni pratiche ed esame finale. 

Nell’ambito parrocchiale da diversi anni faceva parte del Gruppo Battesimi: uno dei gruppi che aveva ritrovato piacevolmente nell’ultimo periodo, grazie alla possibilità di incontrarsi “a distanza”.

Recentemente la situazione sanitaria aveva provocato in lui molta preoccupazione, soprattutto pensando alle persone bisognose che prima poteva incontrare settimanalmente e che per la chiusura aveva dovuto rinunciare “ad ascoltare”.

E’ in forza della fede in Gesù Cristo che risposto positivamente a tutte le occasioni che gli si sono presentate portando sempre avanti  fino in fondo gli impegni presi.

Possiamo essere certe che il giorno in cui è mancato, il 26 ottobre 2020, è avvenuta proprio la chiamata del Padre. 

Nel novembre 2017, quando era stato colpito dall’Ictus, doveva uscire in bicicletta, ma l’arrivo a sorpresa dell’elettricista aveva ritardato i tempi. Il fatto che al momento del malore si trovasse ancora in casa ci aveva infatti dato il tempo di chiamare subito i soccorsi. La tempestività di entrambi aveva portato ad un miracoloso epilogo altrimenti, come ci avrebbero detto poi i medici, sarebbe potuto rimanere paraplegico. Dopo pochi mesi aveva ripreso a guidare l’auto e a fare tutto quello che faceva prima, senza risparmiarsi.

Stavolta nessun evento imprevisto l’aveva fermato dall’uscire di casa. Per questo, abbiamo pensato che “doveva andare proprio così” e che comunque, anche se fosse successo a casa, da come l’evento è stato fulminante, non avremmo potuto fare niente. Tutto “calcolato” a due minuti di macchina da casa, quindi fuori casa ma non distante, si è fermato ed è tornato alla casa del Padre.  Aveva lasciato a casa il cellulare, ma non sarebbe servito. 

Il giorno dopo la sua morte, raggiungendo con il carro attrezzi l’auto sull’aiuola dove si era fermato, siamo state avvicinate dai suoi primi soccorritori: erano i titolari di un distributore per le auto poco distante, che ci hanno raccontato come sono andate le cose perché di fatto non sapevamo nulla se non che fosse stato ritrovato in auto. Anche qui c’è stato del miracoloso: la corsa dell’auto è stata fermata, una volta salita sull’aiuola, da un palo della segnaletica, che ha bloccato la corsa con le ruote che ancora giravano. Queste due persone erano in lacrime per averlo trovato subito praticamente senza vita; due persone a noi sconosciute, ma che erano entrate inconsapevolmente a far parte della sua storia: Achille era senza di noi, ma non da solo.

Sembra davvero che tutto faccia parte di un progetto.

Di fronte a tutto questo, l’unica risposta che ci siamo date è che il Signore aveva bisogno di lui.

Con questa certezza confidiamo di trovare sostegno e serenità per affrontare la vita che ci aspetta.

Grazie

Pinuccia e Anna

L’intervento di Letizia Bardazzi alla serata natalizia 2020 dell’Associazione De Gasperi di Legnano

Letizia Bardazzi, presidente dell’AIC (Associazione Italiana Centri Culturali), è intervenuta Lunedì 21 Dicembre 2020 alla serata natalizia della nostra associazione e, rileggendo l’esperienza dell’ultimo anno, indica l’origine, il metodo e la prospettiva del nostro lavoro culturale. 

Letizia Bardazzi alla cena di Natale della nostra associazione nel 2016

La cultura in tempo di COVID ha subito sicuramente, come sappiamo, un rallentamento, una sospensione che a ci ha lasciati senza parole. Anche per i nostri eventi, come è avvenuto per i concerti, per gli spettacoli, per le mostre è stato tutto cancellato. E dapprima siamo stati anche noi presi dalla frenesia dei primi slogan un po’ volontaristici degli enti e delle istituzioni culturali italiane che dicevano “la cultura non si ferma”. Subito dopo è stato possibile affrontare la domanda “che cosa non può essere cancellato della nostra attività?”. E abbiamo cominciato a chiederci come la posizione che ci veniva proposta dalla Chiesa e soprattutto come la sfida che ci ha lanciato il libro scritto da Julian Carron in occasione della pandemia, “il risveglio dell’umano”, che ci invitava a guardare questo tempo come un’opportunità, come tutto questo interrogasse la modalità con cui facciamo e facevamo cultura. E abbiamo scoperto che la possibilità di una espressione culturale non è mai tolta, in nessuna circostanza, perché per noi fare cultura è proprio come intensificare e far crescere quel rapporto dove facciamo esperienza del significato delle cose.

Da marzo ad oggi, sul nostro portale sono stati registrati circa 600 eventi, una media di un centinaio al mese, se consideriamo che in luglio e agosto i nostri eventi sono dedicati principalmente a dare visibilità, anticipo e contenuti al Meeting di Rimini. Sicuramente siamo cresciuti tutti nell’utilizzo delle tecnologie utilizzate, anche nella creatività dell’utilizzo di certe risorse.

Una cosa che subito è emersa chiara è che la rete dei nostri centri culturali in quei mesi si è rivelata, al di là del fare rete di cui tanto si parla, la rete di un soggetto comunitario, unito dalla stessa origine e dallo stesso metodo. Sono venute meno le barriere cittadine, per cui era possibile seguire gli eventi di tutti i nostri centri culturali in Italia e questo “giacimento di vita” è diventato una possibilità di casa per tutti, ha preso l’avvio una sorta di zapping serale tra gli eventi proposti dai nostri centri… è come disporre di un grande canale televisivo. Non solo si sono intensificati gli scambi tra di noi, ma è come se la ricchezza dei nostri centri si fosse messa insieme e fosse esplosa ed è stato possibile imparare dagli altri, entrare nella loro casa. Questo aspetto è qualcosa di cui sicuramente faremo tesoro anche quando torneremo all’attività solita, in presenza. Ma eravamo stupiti noi per primi della ricaduta che il vivere la cultura come generata dalla fede produce non solo una capacità di giudizio che si esprime, ma soprattutto la testimonianza di una speranza, la testimonianza di una speranza che è messa a disposizione di ogni uomo, come una compagnia permanente all’uomo, al suo dramma e al suo bisogno.

La cultura vissuta così testimonia una speranza, una speranza al vivere. Quindi è stato un periodo in cui si sono riscoperte le coordinate dell’azione culturale, soprattutto su questi due punti: che l’origine della nostra azione – a volte faticosa e complessa, come sapete, che richiede un lavoro tra di noi non semplice, che richiede anche risorse e una grande preparazione – è la crescita di un attaccamento che viviamo a quella forma di vita che alimenta la nostra fede, a quell’ “ora” che ci raggiunge; e che il regalo che questo dono di noi, dono di sé, produce è la generazione di una speranza, una speranza che abbatte la solitudine e che porta una luce che illumina la vita.

Sono tante le testimonianza in questa direzione: guardare alla vostra rete ci da speranza, appassionarci a cosa succede in Armenia, a cosa succede nel Corno d’Africa, vedere una testimonianza di insegnanti che vivono la DAD in modo diverso, da speranza, dona speranza. In un’intervista al Sole24ore uscita proprio ieri, Julian Carron, ridice che la natura del cristianesimo è fatta di attrazione e di comunione.

Credo che l’espressività culturale che abbiamo osservato in questi mesi sia proprio il frutto di queste due esperienze. Se non si è attratti non ci spingiamo fuori di noi, non ci muoviamo per fare il lavoro che dobbiamo fare per proporre un evento, nell’oraganizzare e nel tentare; se non si è insieme, se non si vigila passo-passo sull’origine della nostra espressività, questa può diventare come un protagonismo isolato, invece che l’espressione corale di questo giudizio che nasce dalla fede. Sulla sfida che avverto per il futuro: è quella di imparare che cosa significa una nuova socialità.

Proprio nel discorso citato all’inizio della serata, il Papa, indirizzandosi ai musicisti che fanno il concerto di Natale in Vaticano, parla dei tre movimenti generativi della creazione artistica: il primo moto è sempre quello di uno stupore e di una meraviglia, non c’è niente che non parta da questo contraccolpo iniziale dello stupore; poi c’è la nostra interiorità, la nostra intimità che è toccata da questo stupore; nel terzo punto lui dice che “la percezione e la contemplazione del bello generano un senso di speranza, che si irradia anche sul mondo circostante”, a questo punto “il movimento esteriore e quello interiore si fondono e a loro volta incidono sulle relazioni sociali, generano l’empatia capace di comprendere l’altro, con cui tanto abbiamo in comune, si tratta di una socialità nuova, non solo vagamente espressa, ma percepita e condivisa”.

Ecco, avverto che nell’ambito di una riflessione su cosa augurarci come sviluppo e crescita per l’anno nuovo, a me interessa vedere accadere questa nuova socialità, nel luogo dove siamo, con chiunque incontriamo ed entriamo in rapporto: che cosa vuol dire che la nostra azione incida sulle relazioni sociali? Che socialità genera una cultura che nasce dalla fede, anche rispetto all’esperienza dei social media, rispetto all’idea di community del mondo digitale, che evidentemente ha deluso? Ecco, questa è una domanda che ho molto a cuore e che spero abiti l’azione dei nostri centri culturali in giro per l’Italia. 

Rivedi l’intera serata

Addio Peo!

Una delle ultime foto di Peo pronto a consegnare libri, pubblicata sulla pagina Facebook della libreria

Ci ha lasciati in modo del tutto improvviso un grande amico. Peo è stato per molti di noi un punto di riferimento in tutti questi anni. Vale per me e per gli amici dell’Associazione de Gasperi, di cui anche lui era socio. La sua passione per la vita non si è fermata alle storie raccontate nei libri, anche se quello di libraio è stato l’impegno cui ha dedicato più energie e per il quale era da tutti conosciuto a Legnano. Desidero ricordare qui il suo impegno per la politica e il sociale; la sua attività nel nascente Movimento Popolare, il suo impegno di cooperatore nel settore dell’edilizia economico-popolare negli anni ’80 nella nostra città e infine il suo impegno più direttamente politico nella Democrazia Cristiana, anche come assessore, fino agli inizi degli anni ’90.

Fu lui a spingere me ed altri amici in quegli anni ad inserirsi nella DC di Legnano, conscio che il partito aveva bisogno di nuove forze.

Più di recente il legame si era fatto nuovamente forte con l’opportunità della presentazione di libri presso la sua Nuova Terra, attività che occupava molto del suo tempo fuori degli orari di apertura della libreria. Un uomo, Peo, che ha difeso con successo il suo lavoro in tempi sempre più difficili. In questo suo amore per la cultura ci ha testimoniato una vera responsabilità secondo quanto ci ha insegnato don Giussani: “Se non sei responsabile in ciò che ti dà piacere o che ti attira, se non vi partecipi in qualche modo con responsabilità, esso non è tuo”. 

A Dio, Peo: ti pensiamo sorridente nei “nuovi cieli e terra nuova” dove ora ti trovi, con il tuo nome scritto nel libro della vita.

Ivo Paiusco, Presidente Associazione Alcide De Gasperi

Peo in una delle ultime presentazioni fatte in Libreria Nuova Terra insieme alla nostra associazione

ALLARGA LO SGUARDO: La speranza accanto a chi ha bisogno

Segui la diretta streaming

Presentazione della Campagna Tende 20-21 della Fondazione AVSI con alcune testimonianze in diretta da Camerun, Kenia, Libano con

Mireille Yoga, in collegamento da Yaoundé (Camerun)

Antonino Masuri, in collegamento da Nairobi (Kenia)

– Alice Boffi, in collegamento da Beirut (Libano)

MARTEDì 8 DICEMBRE 2020 – ORE 18:00


In diretta streaming sui canali YouTube e Facebook dell’Associazione De Gasperi di Legnano, sulla pagina Facebook e YouTube dell’Istituto Tirinnanzi e sulle pagine Facebook delle testate giornalistiche che faranno richiesta di ritrasmissione del segnale (completamente gratuito) all’indirizzo avsi.legnano@gmail.com

DIFFONDI I VARI LINK DI COLLEGAMENTO!

LINK EVENTO FACEBOOK: https://www.facebook.com/events/112530283945895 
LINK DIRETTA YOUTUBE ASSOCIAZIONE DE GASPERI: https://youtu.be/g1biJN7WfW0
LINK DIRETTA YOUTUBE ISTITUTO TIRINNANZI: https://youtu.be/oCcpf_3k7gg
LINK DIRETTA FACEBOOK ASSOCIAZIONE DE GASPERI: https://www.facebook.com/439969916376238/posts/1293076237732264
LINK DIRETTA FACEBOOK TIRINNANZI: https://www.facebook.com/istitutotirinnanzi/posts/1891420331022213

Segui la diretta streaming: C’E’ ANCORA SPERANZA OGGI? Dialogo con Giorgio Vittadini

IN DIRETTA STREAMING DA LEGNANO

“Adesso siamo tutti come quei monaci medioevali, chiamati a stare. Stare, vivendo e basta. Semplicemente a vivere dove siamo chiamati. Per attraversare la palude e affrontare non una ma tre emergenze, quella sanitaria, quella economica e quella psicologica abbiamo bisogno di recuperare il nostro “stare” che ricostruisce.”
(dall’articolo di Giorgio Vittadini Covid: non si può “tenere” da soli)

Alla luce dei suoi recenti articoli pubblicati su ilsussidiario.net
«Covid, non si può “tenere” da soli» e «Più grandi della fatica (e del Covid)»

C’E’ ANCORA SPERANZA OGGI?
Dialogo con Giorgio Vittadini
, professore ordinario di Statistica metodologica presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, tra i premiati per l’Ambrogino d’oro 2020.

Domenica 29 Novembre 2020 ore 18:00
in collegamento ZOOM

https://us02web.zoom.us/j/82557654217
Meeting ID: 825 5765 4217
e in diretta streaming su legnanodegasperi.com

Presentazione e visione del documentario: SEMI DI SPERANZA

Presentazione e visione del documentario, prodotto da TV2000, SEMI DI SPERANZA che racconta la storia di don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo morti a Boves (CN) nella prima strage nazista in Italia.

Lunedì 23 Novembre – ore 21:00 in collegamento ZOOM

Saranno con noi il curatore dal documentario, il giornalista Luciano Piscaglia e Don Bruno Mondino, parroco di Boves e postulatore della causa di beatificazione dei due sacerdoti.

La presentazione avverrà tramite la piattaforma ZOOM al seguente link https://us02web.zoom.us/j/87594290161 – ID riunione: 875 9429 0161.

Dopo l’introduzione, per permettere una buona visione del documentario, le persone collegate potranno guardare il film collegandosi al seguente link YouTube https://youtu.be/nKmZQblKXwo

Al termine della visione individuale, allo stesso Zoom Meeting seguirà un dialogo con possibilità di fare domande.

Il 19 settembre 1943 a Boves, in provincia di Cuneo, in quello che è passato alla storia come il primo eccidio nazi-fascista in Italia, furono uccise 23 persone e tra queste i due sacerdoti del paese, don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo. In quella circostanza tragica, il parroco e il giovane coadiutore decisero di non abbandonare la loro comunità e la accompagnarono e difesero fino a dare la vita: testimoni di fede e “semi” di Speranza piantati nella storia della loro terra. Negli anni quei “semi” hanno dato frutti inattesi e impensabili, che sono altrettanti “segni” di Speranza per il nostro tempo: una “scuola di pace” e un gemellaggio, un “abbraccio di perdono”, con la lontana comunità bavarese dove è sepolto il maggiore delle SS responsabile dell’eccidio. Il documentario “Semi di Speranza” racconta questa storia, di ieri e di oggi.