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A Legnano la mostra “Servus Inutilis” su Alcide De Gasperi nel 70esimo della morte

Il 19 agosto 1954 moriva Alcide De Gasperi. Nel settantesimo anniversario, la Fondazione a lui intitolata, di cui il nostro concittadino Paolo Alli ricopre la carica di segretario generale, promuove una serie di iniziative con lo scopo di attualizzarne la figura, il pensiero e l’opera e l’eredità. L’eredità lasciata da De Gasperi ha moltissimo da dire alla società di oggi, in particolare ai giovani, che rappresentano il target principale dell’anno degasperiano 2024-25.

In tale contesto le due associazioni del nostro territorio intitolate allo statista trentino, quella di Legnano presieduta da Ivo Paiusco, e quella di San Vittore Olona, presieduta da Marco Rotondi porteranno nei prossimi giorni nella città del carroccio – avendo come co-promotori l’Amministrazione Comunale e la Fondazione di Roma – la mostra inaugurata lo scorso agosto al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini, dal titolo Servus Inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio. 

De Gasperi amò profondamente il proprio Paese. Dentro un percorso umano sempre illuminato da una fede profonda e trasparente, interpretò laicamente la propria azione politica, improntata al pragmatismo e al dialogo. In essa seppe praticare quella pazienza che riteneva una dote fondamentale del politico, ma anche la determinazione, la costanza, il rispetto per l’avversario, senza mai arretrare rispetto ai suoi valori di riferimento. Ma è tutta la sua traiettoria umana e personale ad affascinare chi accosta questa figura ancora così viva e vitale, tanto profetica che alcuni suoi discorsi potrebbero sembrare scritti oggi.

L’edizione legnanese della mostra, realizzata anche con il contributo della Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate, con il sostegno della Famiglia Legnanese e dell’Associazione Italiana dei Centri Culturali e con il patrocinio del Comune di San Vittore Olona, sarà allestita presso il Castello Visconteo di Legnano e avrà luogo dal 24 aprile al 4 maggio prossimi, come segue:

  • Giovedi 24 aprile, ore 18, Sala Previati del Castello Visconteo: incontro pubblico di inaugurazione con la partecipazione di Paolo Alli, segretario generale della Fondazione De Gasperi di Roma, Andrea Tommasi, della redazione della mostra “Servus inutilis”, Ivo Paiusco e Marco Rotondi, presidenti delle Associazioni Alcide De Gasperi di Legnano e San Vittore Olona;
  • Da venerdì 25 aprile a domenica 4 maggio, ore 15.30-19: apertura a ingresso libero presso il Castello Visconteo di Legnano (nelle giornate del 28-29-30 aprile apertura esclusivamente per le scuole, in orario curricolare);
  • Prenotazioni per visite guidate: cell. 320-0881058; e-mail: degasperi.legnano@gmail.com
  • Venerdì 25 aprile, ore 18.00: commemorazione dell’80° anniversario della Liberazione con una Messa presso la Basilica di San Magno e un momento di ricordo di Alcide De Gasperi a margine della stessa, promosso dalla Fondazione De Gasperi di Roma, con letture degasperiane e la partecipazione dell’on. Paolo Alli e del Sindaco di Legnano Lorenzo Radice. Nella Santa Messa, a ricordo di Alcide De Gasperi, riconosciuto servo di Dio dalla Chiesa cattolica e per il quale è in corso la causa di beatificazione, si pregherà anche per il Santo Padre Francesco.
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Guarda online la mostra: 1924 e dintorni – Legnano nelle pagine de ”La Voce di Legnano” e de “Lo Specchio”

La mostra 1924 e dintorni: Legnano nelle pagine de ”La Voce di Legnano” e de “Lo Specchio” a cura dell’associazione Alcide De Gasperi di Legnano sta riscontrando un grande successo di pubblico (vedi articolo di LegnanoNews). Dopo la presentazione di domenica 9 febbraio (vedi articolo di SempioneNews) nella Sala delle Giare di Villa Jucker, tanti sono stati i visitatori in questi giorni.

L’esposizione offre uno sguardo approfondito su un periodo storico complesso e denso di trasformazioni per la città nell’anno del suo centenario. Attraverso l’analisi di due giornali locali, la mostra si propone di rispondere a domande cruciali sulla storia e sull’evoluzione di Legnano, mettendo in luce i cambiamenti politici, sociali ed economici che hanno segnato il territorio.

L’esposizione riporta tanti aneddoti e curiosità: dall’elevazione di Legnano a città, al forte legame che la città aveva con l’arte. In pochi sanno che il dopo lavoro del Cotonificio Dell’Acqua ospitò artisti del calibro di De Chirico. 

Tra le pagine di giornale in mostra in questi giorni a Villa Jucker riaffiora anche la Legnano che nel 1924 ha conferito la cittadinanza onoraria all’allora presidente del Consiglio del Regno d’Italia Benito Mussolini. La notizia sta circolando su diverse testate (LegnanoNewsSempioneNews)

Per permettere a tutti di fruire della mostra, visitabile fino a fino al 16 febbraio in Famiglia Legnanese, rendiamo disponibili sul nostro sito i pannelli, così che possano essere consultabili da tutti.

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Mostra a Legnano: 1924 e dintorni – Legnano nelle pagine de ”La Voce di Legnano” e de “Lo Specchio”

Nell’ambito delle iniziative per il centenario di Legnano Città (1924-2024) l’Associazione Alcide De Gasperi, propone una mostra basata su due periodici editi cento anni fa: “La Voce di Legnano” (1922-26), organo del Partito Popolare Italiano (PPI), e “Lo Specchio” (1925-26), periodico legnanese “futurista” e satirico, fiancheggiatore del fascismo. La mostra copre l’arco temporale 1922-1926 e presenta momenti di storia sociale, politica e culturale negli anni del primo fascismo, corredati da una cronologia degli eventi del periodo. Appuntamento in Sala Caironi di Villa Jucker, da sabato 8 a domenica 16 febbraio. La presentazione si terrà domenica 9 febbraio, alle ore 17, con la presenza di Ivo Paiusco, presidente dell’Associazione A. De Gasperi, Luciano Piscaglia, giornalista, e di Silvestro Pascarella, direttore de La Prealpina.

“Nell’arco di 40 pannelli – spiegano gli organizzatori- sono presentate quattro tematiche principali: i due periodici, i loro direttori e i più importanti personaggi legnanesi dell’epoca (Jucker, Bernocchi, Vignati, Gilardelli); la vita politica cittadina (elezioni, primo fascismo, partito popolare); momenti della vita sociale (vita religiosa, arte, divertimenti, dialetto …); il futurismo legnanese (caricature, vignette e spunti satirici da “Lo Specchio”). Segnaliamo in particolare la presentazione del ”libro imbullonato” futurista sui primi anni del fascismo legnanese, del mai realizzato Teatro Bernocchi, delle prime mostre di pittura e dei primi passi “futuristi” del concittadino Guido Piero Conti”.

Mostra a Legnano: Giubilei. Il perdono che ridona la vita

Sarà inaugurata sabato 1 febbraio alle 16.30 nella Sala Stemmi del Comune di Legnano la mostra “Giubilei. Il perdono che ridona la vita”, un percorso attraverso una trentina di pannelli che illustrano i Giubilei più significativi negli oltre sette secoli che ci separano dal 1300, quando Bonifacio VIII istituì l’anno per la remissione dei peccati.

La mostra, curata da Danilo Zardin, docente di Storia Moderna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e presentata al Meeting di Rimini del 2024, è stata promossa dalla Parrocchia di San Magno e dal Centro Culturale San Magno e organizzata con il Comune di Legnano. Ogni pannello presenta una doppia chiave di lettura, una di tipo storico-religioso, l’altro di taglio artistico. Ogni Giubileo è infatti inquadrato nella sua cornice storica e illustrato con l’immagine di un’opera d’arte, non necessariamente coeva, che di quel tempo è in grado di cogliere e restituire lo spirito. Oltre ai panelli sarà esposta la riproduzione delle Editrici Vaticane della Bolla “Antiquorum habet fida relatio” con cui Bonifacio VIII indisse il Giubileo. L’esposizione è condivisa con altre realtà del panorama culturale ed ecclesiale della città e del Decanato, quali Associazione De Gasperi, Azione Cattolica e Chiesa Insieme.

«Nell’anno giubilare ci è sembrato importante dedicare uno spazio simbolo del nostro palazzo comunale, la Sala Stemmi, a una mostra che documenta storicamente il Giubileo, ricorrenza che, per la sua rilevanza, non riguarda esclusivamente i credenti – sottolinea l’assessore alla Cultura Guido Bragato -. Il messaggio centrale di questo Giubileo, ossia la speranza, non può che chiamare in causa ogni persona che avverta la responsabilità e il dovere di fare qualcosa per realizzare quella speranza del bene che oggi appare quasi un miraggio. Un grazie alla parrocchia e al centro culturale San Magno per aver proposto una mostra che sarà sicuramente un’occasione per riflettere su temi che, anche con il passar del tempo, continuano a interrogarci».

Lunedì 3 febbraio alle 21 a Palazzo Leone da Perego il professor Danilo Zardin terrà una conferenza dal titolo “Il Giubileo tra radici del passato e realtà del presente”. La relazione, che prenderà il via dall’origine e tratterà l’evoluzione storica della pratica del Giubileo, condurrà a una riflessione sul presente, sulle difficoltà e i contrasti, gli scontri e i mali di un’epoca, la nostra, cui il “Giubileo della speranza” 2025 vuole indicare una possibilità di redenzione.

Per la mostra, ad ingresso libero, saranno disponibili persone che accompagneranno i visitatori aiutandoli a comprendere meglio i contenuti. “Giubilei. Il Perdono che ridona la vita” sarà aperta tutti i giorni dal 2 al 9 febbraio dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Gruppi di adulti e scolaresche potranno prenotare la visita guidata contattando l’Ufficio Cultura 0331.471575 – 578 o inviando una mail a ufficio.cultura@comune.legnano.mi.it

Mostra a Legnano: ENZO PICCININI: UN’AMICIZIA PER VIVERE

La malattia, la sofferenza, il dolore, la morte sono l’espressione normale ma più acuta del limite dell’uomo (…) Il senso del limite ti mette immediatamente insieme all’altro, anche se non è della tua idea, anche se non capisce o non ti guarda”.

Con queste parole Enzo Piccinini (1951-1999), affermato chirurgo dell’Ospedale sant’Orsola di Bologna, sintetizzava la propria filosofia di vita e vocazione di uomo e di medico. Diretto nei giudizi e nell’azione come la persona che si era scelto come padre: don Luigi Giussani.

Così don Giussani parlò di Enzo in un messaggio agli amici di CL all’indomani della sua morte Il 26 maggio 1999: “Enzo fu un uomo che, dall’intuizione avuta in un dialogo con me 30 anni fa, disse il suo ‘si’ a Cristo con una stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva, e rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa. La cosa più impressionante per me è che la sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo”.

A 25 anni dalla sua morte, mentre è in corso la causa di beatificazione, che fa seguito al suo riconoscimento canonico come “servo di Dio”, vogliamo anche noi a Legnano dare a tutti la possibilità – attraverso una mostra – di confrontarsi con l’umanità di questa persona eccezionale, emblematica anche nella professionalità e nel rapporto con i propri pazienti, curati e soprattutto umanamente accompagnati fino alla fine. Al teorizzato distacco tra medico e paziente, al non coinvolgimento con i drammi personali, Piccinini ha sempre proposto l’accompagnamento nella cura e la condivisione, educando a questo metodo una generazione di medici delle più diverse discipline.

La mostra ENZO PICCININI: UN’AMICIZIA PER VIVERE” è stata realizzata per il Meeting di Rimini 2023 a cura della Fondazione Piccinini di Modena e di Student Office, associazione di studenti universitari di Bologna.

La mostra sarà visitabile dal giorno sabato 2 marzo a domenica 10 marzo presso lo spazio espositivo del Centro Parrocchiale San Magno, in Piazza San Magno 10 a Legnano, con i seguenti orari (ingresso libero):

  • Sabato 2: dalle ore 18 circa alle 19 (al termine dell’incontro di presentazione);
  • Domenica 3, Sabato 9 e domenica 10: ore 10-13 e 15-19;
  • Da lunedì 4 a venerdi 8: tutti i pomeriggi dalle ore 17 alle 18.30.

Sono prenotabili visite guidate per gruppi e scolaresche (anche fuori orario di apertura) chiamando il numero 339-5841935 (dopo le ore 14) o scrivendo a degasperi.legnano@gmail.com

La presentazione della mostra avrà luogo presso il Palazzo Leone da Perego, Via Mons. Gilardelli 10, sabato 2 marzo 2024 alle ore 17. Interverranno:

  • Dr. Massimo Vincenzi, presidente della Fondazione Enzo Piccinini di Modena;
  • I giovani curatori della mostra dell’associazione Student Office di Bologna.

La mostra, organizzata nell’edizione legnanese dall’Associazione Alcide De Gasperi, vede l’adesione di un significativo gruppo di enti e associazioni attive nell’ambito della cura, dell’assistenza, dell’educazione e della cultura:

  • AML – Associazione Medici Legnano
  • DOMUS DEI: casa di accoglienza Gianpaolo Negri – Legnano
  • CENTRO AIUTO ALLA VITA DANIELA GULDEN – Legnano
  • LIBRERIA NUOVA TERRA – Legnano
  • CENTRO CULTURALE SAN MAGNO – Legnano
  • IL CANTIERE – Centro di aiuto allo studio per studenti delle Superiori – Legnano
  • ASSOCIAZIONE PER LA LIBERTA’ DI EDUCAZIONE “ADRIANA BRAGA”.

L’evento è realizzato con il sostegno di Istituto Tirinnanzi, Farmacia Sempione e T-CARE Servizi sanitari a domicilio.

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Un racconto al giorno dal Meeting di Rimini 2022 – DAY 2

Wakako da 35 anni viene al Meeting. Vive a Nagoya, in Giappone dove è fiorita la grande amicizia fra Don Giussani, il Maestro Habukawa ed altri monaci buddisti del Monte Koya. Anni ricchi di scatti, di immagini, che Wakako scorre commossa e grata per l’amicizia nata tra buddisti e cristiani.

Legnanesi al Meeting di Rimini. Tra loro, tutti nel ruolo di volontari, Luca Mondellini, socio e nel direttivo della nostra associazione, autore di un progetto video, per raccontare il #meeting22 in modo diverso, con uno stile di reportage. Ogni giorno una storia diversa.

Il secondo racconto del giorno parla di Wakako Saito. Da più di 30 anni lei viene al Meeting, perché: “tramite il dialogo religioso, noi buddisti possiamo sentire il grande abbraccio del Mistero che unisce tutti popoli e proprio per questo possiamo essere amici veri e condividere la gioia e la sofferenza con semplicità”.

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Un racconto al giorno dal Meeting di Rimini 2022 – DAY 1

Salem e Azezet è la prima volta che varcano i cancelli del Meeting di Rimini. Nei loro occhi lo stupore per un luogo “dove la passione dell’uomo si vede in tutto, dai volontari alle mostre”.

Legnanesi al Meeting di Rimini. Tra loro, tutti nel ruolo di volontari, Luca Mondellini, socio e nel direttivo della nostra associazione, autore di un progetto video, per raccontare il #meeting22 in modo diverso, con uno stile di reportage. Ogni giorno una storia diversa.

Il primo racconto del giorno parla di Salem Billan, oncologo negli ospedali di Haifa, Nazareth e Gerusalemme e di Suor Azezet Habtezghi Kidane, missionaria comboniana e infermiera a TelAviv. Insieme provano a unire una terra divisa da conflitti e pregiudizi, che
tuttavia possono non essere l’ultima parola. La fiducia, Il coinvolgimento personale diretto, la testimonianza di chi si prende cura fino in fondo di chi e nel bisogno, sono la più grande speranza di una pace vera, in un luogo che non l’ha mai conosciuta.

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25 anni insieme

Nel pomeriggio del 18 giugno 1997 presso lo studio del Notaio Fenaroli, allora in Via Giolitti a Legnano, fu siglato l’atto costitutivo dell’Associazione Alcide De Gasperi da nove soci fondatori, nelle persone di Boioli Mario Armando, Bombelli Giuseppe, Chierichetti Albertina, Leonardi Carlo, Paiusco Ivo, Peluso Mario, Saredi Rita, Schiavi Alessandro, Trucco Roberto. 

Del primo Consiglio Direttivo, fecero parte: Schiavi Alessandro, Chierichetti Albertina, Paiusco Ivo, Saredi Rita e Boioli Mario. Assunse la carica di primo presidente il prof. Schiavi Alessandro, docente di Geografia all’Università Cattolica di Milano.

In questi anni purtroppo ci hanno lasciato dapprima il maresciallo Mario Peluso, poi Rita Saredi e da ultimo Carlo Leonardi, cui va il nostro sentito ricordo, insieme agli altri amici che da allora sono mancati (Mariangela Restelli, Giorgio Ciapparelli, Michele Troisi, Achille Fumagalli, Peo Albini, Oscar Tessari): verranno ricordati nella Santa Messa celebrata sabato 25/6 p.v. alle 18 nella chiesa dei SS.Martiri a Legnano. 

In questi 25 anni la presidenza dell’associazione  è stata ricoperta anche da Antonio Pariani e da Ivo Paiusco, attuale presidente. Oggi il Consiglio Direttivo è composto da sette persone: Ivo Paiusco, Trucco Roberto (vice presidente), Nadia Ricchetti (Tesoriere), Camillo Marazzini, Luca Mondellini, Emilio Calloni e Luciano Piscaglia.

L’associazione De Gasperi è nata per non disperdere il patrimonio ideale del partito della Democrazia Cristiana legnanese. Dopo le elezioni amministrative del 1993, le ultime che videro presente la DC a Legnano con candidato sindaco Paolo Alli e la successiva divisione politica del partito tra componente di centro sinistra aderente al PPI (Partito Popolare Italiano) e quella di centro destra aderente al CDU (Cristiani Democratici Uniti) si concordò anche la divisione del patrimonio della DC locale. La sede di Via Dante, fu venduta alla contrada di Legnarello e il ricavato fu utilizzato da due nascenti associazioni appositamente fondate e facenti riferimento alle due componenti di cui sopra, rispettivamente “La Sorgente” per l’area di centro-sinistra e appunto l’associazione “Alcide De Gasperi” per l’area di centro destra. Le stesse associazioni poterono quindi acquistare un immobile ciascuna come propria sede, che divenne il presupposto patrimoniale fondamentale per ottenere il riconoscimento regionale.

Ciò vuol dire che la De Gasperi è associazione con personalità giuridica, che risponde con il proprio patrimonio, senza pregiudicare quello dei dirigenti. La scelta opportuna della personalità giuridica fu condizione posta dall’ultimo Direttivo della DC perché la cessione di cui sopra potesse andare a buon fine.

Negli anni a seguire la “De Gasperi” ha continuato a sostenere per diversi anni, con la disponibilità della propria sede, le formazioni politiche cittadine dell’area di centro-destra fino all’esperienza di Alternativa Popolare, ma nel contempo ha portato avanti una propria attività culturale autonoma, avente come finalità e destinatari in modo particolare il mondo cattolico. Lo statuto infatti recita nello scopo sociale: “L’Associazione ha per oggetto la promozione e la diffusione della cultura cattolica e della dottrina sociale della Chiesa attraverso la valorizzazione e il sostegno della presenza pubblica dei cattolici in Legnano e nel circondario di Legnano, nelle varie forme, associative e non, che ad essa fanno riferimento, comprese organizzazioni a carattere politico che si richiamano all’applicazione della dottrina sociale della Chiesa”. 

Una comune formazione culturale e apertura al sociale mutuata dai nostri soci nella vita del mondo cattolico ha portato in questi anni, compresi i più recenti, a farsi carico di responsabilità a livello culturale, sociale e politico fino anche a responsabilità di carattere nazionale, ma senza in questo coinvolgere direttamente l’Associazione, la quale ha profuso i suoi sforzi in una attività culturale pre-politica, concretizzatasi in decine di incontri pubblici e iniziative di carattere culturale.

In particolare è stato molto proficuo negli ultimi anni il legame instaurato con l’Associazione Italiana dei Centri Culturali (AIC), alla cui attività contribuiamo sia con la messa in comune dei nostri eventi su una piattaforma nazionale, sia nella realizzazione di formats destinati alla diffusione tramite il Meeting di Rimini, come nel caso dei alcuni podcast di presentazione di libri facenti parte dell’iniziativa Book Corner.

Non va poi dimenticato l’aspetto di collaborazione negli eventi realizzati insieme ad altre realtà locali a prossime, dalla Famiglia Legnanese al Centro Culturale San Magno, alla Libreria Nuova Terra, all’Istituto Tirinnanzi, a varie amministrazioni locali tra cui Legnano, oltre a diversi centri culturali della rete AIC.

I due anni di pandemia hanno stimolato una ormai strutturale iniziativa rivolta al pubblico tramite i social media, con singole iniziative e incontri on-line che hanno totalizzato centinaia di visualizzazioni. Ora però è tempo di ritornare a operare in presenza, poiché il rapporto personale è insostituibile se si vuole trasmettere, condividere o anche dialettizzare un giudizio su ciò che accade o su ciò che si dice.

Siamo ora protesi ai prossimi 25 anni cercando di individuare i volti dei giovani che prenderanno le redini al posto di noi “vecchi” per non disperdere quel poco o tanto di patrimonio e di stima creato in questi primi anni di attività. Restano sempre fissi comunque un principio e un compito che vuole rispondere a una domanda: “Perché mettersi insieme? Per che cosa impegnarsi?” Prendiamo la risposta da una citazione di Mons. Luigi Giussani di cui quest’anno si ricorda i il centenario della nascita:

“Quando ci si mette insieme, perché lo facciamo? Per strappare agli amici, e se fosse possibile a tutto il mondo, il nulla in cui ogni uomo si trova. Incontrando noi (…) uno si senta come afferrato nel profondo, riscosso dalla sua apparente nullità,  debolezza, cattiveria o confusione, e si senta come d’improvviso invitato alle nozze di un principe.” 

Vita di don Giussani, di A. Savorana, cap. 37, p. 1117

“Credo che un cristiano debba vivere la sua vita personale, e operare, con tutti gli strumenti sociali di cui può disporre, una lotta decisiva, una lotta accanita a quello che mi sembra il carattere mortale della cultura moderna, (…) una lotta decisiva al nichilismo.”

Vita di don Giussani, di A. Savorana, cap. 30, p. 909
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L’UCRAINA E NOI/ La guerra finisce solo grazie a uomini pacificati (come Francesco) – da ilSussidiario.net del 9 Marzo 2022

Chi fa la guerra è chi non è in pace con se stesso. Per fare e volere la pace bisogna cambiare mentalità: desiderare la cura. La lezione di papa Francesco

di Carlo Arrigone
Leggi su ilsussidiario.net

on si parla d’altro, cioè non si pensa ad altro, e questo dovrebbe dirci qualcosa sulla nostra poca libertà di pensiero, su quanto sia fissato e ossessionato il nostro pensiero. Questo possiamo osservarlo indipendentemente dal contenuto: veniamo da un lungo periodo in cui non si è parlato d’altro che di virus (numeri, coprifuoco, guerra alla pandemia, morti), ora ci siamo infilati nel pensiero monotematico in cui non si parla d’altro che di Putin (Russia, Ucraina, guerra, morti).

Dovrebbe essere facile osservare che il pensiero è lo stesso: la guerra. Poco importa se alle piantine dell’Italia, divisa in regioni rosse o bianche, si sono sostituite le piantine dell’Ucraina, se ai numeri di Covid si sono sostituiti i morti per i bombardamenti, se alla battaglia per combattere la pandemia si è sostituita la strategia di Putin e la strategia per combattere Putin.

Abbiamo sempre in testa la guerra. Addirittura in medicina si parla di guerra alla malattia. In fondo anche i pacifisti hanno sempre in mente la guerra, nel loro continuare a professare il “no alla guerra”.

Dovremmo aver il coraggio, per una volta, di concludere che “abbiamo la guerra in testa” e che la conflittualità con l’altro è l’espressione di una guerra che è dentro ciascuno di noi, anche se solo in alcune occasioni emerge.

Il conflitto irrisolto

Ma questo ha presa sul nostro pensiero, solo in chi non ha risolto la guerra (il conflitto) che ha dentro. L’essere umano è ambivalente; in lui albergano sempre due spinte che sono (apparentemente) in contraddizione: la pulsione di vita e la pulsione di morte, come Freud ci ha insegnato. Possiamo facilmente riconoscerla in amore e odio, attrazione e repulsione, piacere e disgusto, guerra e pace ecc. Ma, se nella persona normale questa ambivalenza si risolve nel prevalere della spinta vitale sulla spinta mortifera, nella persona irrisolta il conflitto rimane aperto e diventa tutto interno al soggetto. Questo porta ad una serie di contraddizioni, che vediamo nei repentini cambi di fronte nei rapporti: gli amori apparentemente più forti si trasformano in odio viscerale, le persone più pacifiche si possono trasformare in nemici estremamente determinati e aggressivi e così via.

La stessa cosa possiamo notarla, ad esempio, nei repentini cambi di umore e nell’alternarsi di euforia e depressione. In altre parole, il conflitto esterno, che sia un conflitto tra due o guerra tra nazioni, è comprensibile se lo riconosciamo come conflitto interno.

La cultura della guerra

Dobbiamo riconoscere che esiste una cultura della guerra in cui siamo tutti immersi. Basti pensare a quanti sognano che Putin venga “fatto fuori”, cioè ucciso. “Fare fuori” fa parte del nostro linguaggio abituale: “facciamola fuori” è un modo di pensare alla soluzione di un alterco; “ti faccio fuori” è un modo simbolico per segnalare la rabbia verso un’altra persona.

Cultura che si può intendere come coltivazione: non si coltiva solo l’insalata, si coltivano anche i pensieri. Ed eccoci tornati al punto di inizio: non abbiamo in testa altro, vuol dire che noi coltiviamo continuamente, testardamente il pensiero della guerra, in tutte le forme in cui la possiamo concepire.

I mezzi di comunicazione non sono certo innocenti su questo, anzi dettano i tempi e i temi del nostro pensare.

L’impotenza

Tutti quanti in questi giorni ci siamo sentiti impotenti, sia a livello personale, sia nella più grande comunità delle Nazioni. L’impotenza è la vera faccia del Potere. Perché il Potere in fin dei conti è solo impotenza, che non avendo più armi a sua disposizione per odiare, si dimena in disperati tentativi di ristabilire il controllo della situazione. Questo vale per Putin come per il resto del mondo. Putin usa le armi perché è impotente a usare altri mezzi per conquistare, mentre tutti gli altri, sapendo che non possono usare le armi convenzionali, cercano di usare le armi del diritto, che al momento sembrano avere un effetto relativo. Sembriamo tutti impotenti davanti alle guerre e all’odio. Fatto salvo per quello sparuto gruppo di persone che non pensano alla guerra ma alle persone.

La cultura della cura

Noi preferiamo coltivare la cura, preferiamo pazientemente lavorare per la cultura della cura, del prendersi cura dell’altro e di noi stessi innanzitutto. Le espressioni umane di questa coltivazione non hanno limiti, spaziano su tutto lo spettro che le passioni possono pensare. La musica, intesa come cura delle emozioni, la politica, intesa come cura della comunità umana, l’arte, intesa come cura del bello, la lettura, intesa come cura del pensiero, sono solo alcune applicazioni della cultura della cura, del prendersi cura di noi stessi e di tutti gli altri. Così il musicista suona per sé innanzitutto (gli piace) e suona per gli altri, sperando che qualcuno lo ascolti. Il sindaco ha piacere ad occuparsi della sua città e si mette a disposizione dei suoi concittadini. L’artista dipinge per sé, ma anche perché qualcuno guardi le sue opere. Lo scrittore scrive per sé, ma anche perché qualcuno lo legga.

La cultura della cura è sempre individuale e relazionale allo stesso tempo, ed è pacifica. Quando la passione, il desiderio governano il soggetto, la guerra non è neanche pensabile.

Pace

Il governo di se stessi viene prima di qualsiasi governo politico degli Stati.

A quale governo rispondono i moltissimi che si stanno rendendo disponibili ad aiutare le persone?  Non mi riferisco dunque a chi rifornisce di armi l’Ucraina, ma ai tanti che si sono resi disponibili ad aiutare quel popolo martoriato con gesti semplici ma vitali, così come i tanti che sono disponibili ad ospitare i profughi. Ecco, costoro in fondo non stanno pensando alla guerra, ma alle persone, ad accoglierle e prendersene cura. Questi uomini, questo popolo, sono governati da un’altra cultura.

Ecco dunque che ritorna la cultura della cura, non come opposizione alla guerra, ma come un’altra cultura, la cultura del diritto del singolo a star bene, ad essere rispettato, accolto, sfamato, eccetera.

La cultura della cura non conosce guerra, non vorrebbe nemmeno sentirne parlare. Ricordo che Papa Francesco è stato uno dei primissimi promotori della cultura della cura. Ma allora di cosa parliamo quando diciamo che vogliamo la pace? Quanto tempo ci metteremo a pensarla veramente e a costruire una civiltà della pace?  Questo capitolo dei rapporti fra uomini è ancora tutto da scrivere e risulta chiaro che sarà possibile solo se lo scriveremo all’interno di una cultura della cura. Coltivazione continua e fedele di questo pensiero dell’altro come amico, come compagno, come alleato sulla strada dell’avventura umana.

La cultura della cura produce pace. Tutte quelle persone di buona volontà che in questo momento stanno agendo per ospitare, portare aiuti, cibo, medicinali ecc. praticano la cultura della cura.

Immaginando questo popolo di persone civili (questa è la vera civiltà) vien facile accorgersi che sono in pace loro per primi. Non sono innanzitutto i ricchi o i potenti quelli che aiutano, ma è il popolo, proprio inteso come persone normalissime, magari in difficoltà economiche, magari con poco spazio in casa, eppure ospitano, accolgono. I loro problemi personali non prevalgono sulla disponibilità proprio perché in pace con loro stessi, perché la pace è uno stato innanzitutto personale.

Osservando Papa Francesco (non bisogna essere credenti per osservarlo), come rappresentante di un uomo pacificato, non può sfuggire quella serenità di chi ha fatto pace con se stesso, che nonostante porti su di se tanti mali del mondo e di questo ne soffra, ha trovato quella serenità che non è concepibile per i Potenti.

Non è in discussione il modo in cui egli ha trovato questa pace, e nella libertà umana possono essere infinite le strade attraverso le quali l’uomo ci può arrivare. Quindi evitiamo di fissarci sull’idea che l’unica soluzione sia la religione, da cui deriverebbe un tentativo di conversione forzata dei non credenti.

Preferisco pensare all’osservazione di Francesco: “siamo tutti sulla stessa barca” e dobbiamo aiutarci gli uni con gli altri.

Siamo fragili, ma questa non è debolezza, siamo semplici, ma questa non è stupidità, siamo disarmati, ma questa non è impotenza.

L’unione fa la forza: la compagnia degli uomini è la forza, quella compagnia di chi sa bene che “nessuno si salva da solo” (e non solamente dalla guerra).

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Rivedi dal Teatro Tirinnanzi di Legnano: 100 VOLTE TANTO – Le Missionarie di San Carlo: da Legnano al mondo

Rivedi la registrazione dal Teatro Città di Legnano “Talisio Tirinnanzi”
100 VOLTE TANTO – Le Missionarie di San Carlo: da Legnano al mondo

Testimonianza di Sr. Rachele Paiusco, superiora generale delle Missionarie di San Carlo Borromeo

LA REGISTRAZIONE DELLA SERATA SARÀ DISPONIBILE PER UN TEMPO DETERMINATO

Saluto di Mons. Angelo Cairati, Prevosto e Decano di Legnano

Saluto di Lorenzo Radice, Sindaco della Città di Legnano

Legnano, Teatro Città di Legnano “Talisio Tirinnanzi”

22 Novembre 2021